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25 Poesie

Wisława Szymborska

25 poesie

 

 

Traduzione di Pietro Marchesani

I Miti Poesia Mondadori n. 57

 

 


 

 

Indice

 

da Gente sul ponte (1986)              3

Eccesso              4

Vista con granello di sabbia              6

Vestiario              8

Sulla morte senza esagerare              9

La casa d’un grande uomo              11

In pieno giorno              13

La breve vita dei nostri antenati              14

La prima fotografia di Hitler              16

Scorcio di secolo              17

Figli dell’epoca              19

Scrivere il curriculum              21

Un parere in merito alla pornografia              22

Un racconto iniziato              24

Possibilità              26

Gente sul ponte              27

da La fine e l’inizio (1993)              29

Non occorre titolo              30

Ad alcuni piace la poesia              32

La fine e l’inizio              33

L’odio              35

La veglia              37

Il gatto di un appartamento vuoto              39

Addio a una vista              41

Amore a prima vista              43

Forse tutto questo              45

Nulla è in regalo!              46


da Gente sul ponte
(1986)

 


Eccesso

 

 

 

Hanno scoperto una nuova stella,

ma non vuol dire che vi sia più luce

e qualcosa che prima mancava.

 

La stella è grande e lontana,

tanto lontana da essere piccola,

perfino più piccola di altre

assai più piccole di lei.

Lo stupirsi non sarebbe qui affatto strano

se solo ne avessimo il tempo.

 

L’età della stella, la sua massa, posizione,

tutto ciò basta forse

per una tesi di dottorato

e un piccolo rinfresco

negli ambienti vicini al cielo:

l’astronomo, sua moglie, parenti, colleghi,

atmosfera rilassata, abito informale,

si conversa soprattutto di temi locali

e si masticano noccioline.

 

Una stella magnifica,

ma non è un buon motivo

per non brindare alle nostre signore

assai più vicine.

 

Una stella senza conseguenze.

Ininfluente sul tempo, la moda, l’esito del match,

il governo, le entrate e la crisi dei valori.

 

Senza riflessi su propaganda e industria pesante,

sulla laccatura del tavolo delle trattative.

In sovrappiù per i giorni contati della vita.

 

A che serve qui chiedersi

sotto quante stelle nasce l’uomo,

e sotto quante dopo un breve attimo muore.


Nuova.

– Mostrami almeno dov’è.

– Tra il bordo della nuvoletta bigia sfilacciata

e quel rametto, più a sinistra, di acacia.

– Ah, eccola – dico.

 


Vista con granello di sabbia

 

 

 

Lo chiamiamo granello di sabbia.

Ma lui non chiama se stesso né granello, né sabbia

Fa a meno di nome

generale, individuale,

instabile, stabile,

scorretto o corretto.

 

Non gli importa del nostro sguardo, del tocco.

Non si sente guardato e toccato.

E che sia caduto sul davanzale

è solo un’avventura nostra, non sua.

Per lui è come cadere su una cosa qualunque,

senza la certezza di essere già caduto

o di cadere ancora.

 

Dalla finestra c’è una bella vista sul lago,

ma quella vista, lei, non si vede.

Senza colore e senza forma,

senza voce, senza odore e dolore

è il suo stare in questo mondo.

 

Senza fondo lo stare del fondo del lago

e senza sponde quello delle sponde.

Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.

Né al singolare né al plurale quello delle onde,

che mormorano sorde al proprio mormorio

intorno a pietre non piccole, non grandi.

 

E il tutto sotto un cielo per natura senza cielo,

dove il sole tramonta non tramontando affatto

e si nasconde non nascondendosi dietro una nuvola ignara.

Il vento la scompiglia senza altri motivi

se non quello di soffiare.

 

Passa un secondo.

Un altro secondo.

Un terzo secondo.

Ma sono solo tre secondi nostri.

 

Il tempo passò come un messo con una notizia urgente.

Ma è solo un paragone nostro.

Inventato il personaggio, insinuata la fretta,

e la notizia inumana.

 


Vestiario

 

 

 

Ti togli, ci togliamo, vi togliete

cappotti, giacche, gilè, camicette

di lana, di cotone, di terital,

gonne, calzoni, calze, biancheria,

posando, appendendo, gettando su

schienali di sedie, ante di paraventi;

per adesso, dice il medico, nulla di serio,

si rivesta, riposi, faccia un viaggio,

prenda nel caso, dopo pranzo, la sera,

torni fra tre mesi, sei, un anno,

vedi, e tu pensavi, e noi temevamo,

e voi supponevate, e lui sospettava;

è già ora di allacciare con mani ancora tremanti

stringhe, automatici, cerniere, fibbie,

cinture, bottoni, cravatte, colletti

e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori

– sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi – la sciarpa

riutilizzabile per protratta scadenza.

 


Sulla morte senza esagerare

 

 

 

Non si intende di scherzi,

stelle, ponti,

tessitura, miniere, lavoro dei campi,

costruzione di navi e cottura di dolci.

 

Quando conversiamo del domani

intromette la sua ultima parola

a sproposito.

 

Non sa fare neppure ciò

che attiene al suo mestiere:

né scavare una fossa,

né mettere insieme una bara

né rassettare il disordine che lascia.

 

Occupata a uccidere,

lo fa in modo maldestro,

senza metodo né abilità.

Come se con ognuno di noi stesse imparando.

 

Vada per i trionfi,

ma quante disfatte,

colpi a vuoto

e tentativi ripetuti da capo!

 

A volte le manca la forza

di far cadere una mosca in volo.

Più d’un bruco

la batte in velocità.

 

Tutti quei bulbi, baccelli,

antenne, pinne, trachee,

piumaggi nuziali e pelame invernale

testimoniano i ritardi

nel suo gravoso lavoro.

 

La cattiva volontà non basta

e anche il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni

è, almeno finora, insufficiente.

 

I cuori battono nelle uova.

Crescono gli scheletri dei neonati.

Dai semi spuntano le prime due foglioline,

e spesso anche grandi alberi all’orizzonte.

 

Chi ne afferma l’onnipotenza,

egli stesso è la prova vivente

che essa onnipotente non è.

 

Non c’è vita

che almeno per un attimo

non sia stata immortale.

 

La morte

è sempre in ritardo di quell’attimo.

Invano scuote la maniglia

d’una porta invisibile.

A nessuno può sottrarre

il tempo raggiunto.

 


La casa d’un grande uomo

 

 

 

Hanno scritto nel marmo a lettere d’oro:

Qui abitò lavorò e morì un grande uomo.

Questi viottoli li ha cosparsi di ghiaia lui.

Questa panchina – non toccare – l’ha scolpita lui.

E – attenzione, tre gradini – entriamo dentro.

 

Fece ancora in tempo a nascere nel momento giusto.

Tutto ...

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