Il Corriere della Sera - 15.10.2009.pdf

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GIOVEDÌ 15 OTTOBRE 2009 ANNO 134 - N. 244
In Italia con "Corriere della Sera Magazine" EURO 1,50
Milano, Via Solferino 28
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ARoma
Tre gol di Gila
Domani in edicola
Morta Maria Angiolillo
la signora dei salotti
Italia batte Cipro
Lippi contro i tifosi
La Seconda Guerra Mondiale
«L’inizio del conflitto»
Il secondo DVD inedito
di P. Conti e A. Garibaldi
apagina29
di A. Bocci e A. Costa
Alle pagine 54 e 55
a9,99euro
più il prezzo del quotidiano
LE TASSE E I VIZI ANTICHI DI UN PAESE
Raccomandate dal Fisco agli ex residenti all’estero: avete ancora beni oltreconfine?
La rissa olimpica
CHI OSTACOLA
I CETI PRODUTTIVI
Scudo, inviati 50mila avvisi
F RANE,
S CANDALI
EPOI T UTTI
AI G IOCHI
Berlusconi e l’allarme Ue sui conti: faremo il Ponte e le altre opere
di PIEROOSTELLINO
C iò che auspica il
zioni, i sindacati, la buro-
crazia pubblica) e istitu-
zionali (parte della magi-
stratura) che si allarmano
a ogni prospettiva di cam-
biamento. Estranei al plu-
ralismo e alla libera con-
correnza della democra-
zia liberale, gli interessi
economici e sociali;
espressione di una conce-
zione di casta, quelli istitu-
zionali, sono, assieme, il
blocco sociale legittimato
da un'intellighenzia di tra-
dizione culturale neo-gia-
cobina e azionista.
Ma non occorre scomo-
dare il pensiero di chi a ta-
le tradizione ha fatto le
pulci per dire che si tratta
di un vero e proprio «ritar-
do» culturale. In che cosa
consista, poi, tale ritardo
è presto detto: nell'illusio-
ne, già coltivata nell'im-
mediato dopoguerra dal
Partito d'Azione, e perse-
guita ancor oggi dai suoi
tardi eredi, di conciliare
democrazia liberale e diri-
gismo; nel pasticciato
compromesso costituzio-
nale fra le due opposte
dottrine; nella pretesa ra-
zionalistica di sapere qual
è il Bene dei cittadini al
punto di giustificare una
fiscalità opprimente. Con
uno di quei paradossi dell'
Italia del Gattopardo, il ri-
tardo si sostanzia, così,
nel connubio fra il radica-
lismo «giacobino» e la
parte sociale più reaziona-
ria del Paese; nell'egemo-
nia del giacobinismo sul-
la sinistra politica e nel so-
stegno che questa dà a chi
si oppone alla moderniz-
zazione del Paese.
Se si guarda a tale ano-
malia, anche e soprattut-
to da una prospettiva di si-
nistra, la conclusione è
che hanno fatto, e conti-
nuano a fare, più danni al-
la stessa sinistra, e al Pae-
se, gli azionisti, vecchi e
nuovi — smentiti dalle
«dure repliche del senso
comune» — dei comuni-
sti, sconfitti dalle «dure
repliche della storia».
postellino@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Agenzia delle Entrate ha inviato 50
mila raccomandate ad altrettanti citta-
dini italiani ex residenti all’estero:
l’obiettivo è accertare se questi contri-
buenti abbiano lasciato attività finan-
ziarie oltre confine. Berlusconi: a di-
cembre il Ponte sullo Stretto, il debito
non è un ostacolo. ALLE PAGINE 2, 3 e 33
di GIAN ANTONIO STELLA
presidente di
Confindustria,
Emma Marcega-
glia — abbassare le tasse
sul lavoro — mi sarebbe
piaciuto constatarlo nelle
politiche dei governi che
si sono succeduti a Palaz-
zo Chigi negli ultimi anni.
Ma non è avvenuto (an-
che se certamente si deve
tener conto delle difficol-
tà in cui versano le casse
dello Stato), quale ne fos-
se il colore. Anzi. C'è —
come ha scritto il liberale
Angelo Panebianco sul
Corriere di domenica ma
avrebbe potuto scrivere
Karl Marx — un deficit di
rappresentanza del ceto
medio produttivo. Che il
centrosinistra non s'è cu-
rato di intercettare e nep-
pure il centrodestra è riu-
scito a colmare. Riguarda
anche la Confindustria, ac-
cusata spesso di essere la
rappresentante della gran-
de industria, non delle
aziende medie e piccole
che sono il vero tessuto in-
dustriale del Paese.
Ma, allora, chi impedi-
sce alla politica di rappre-
sentare in modo corretto
la parte del Paese sociolo-
gicamente maggioritaria
e produttivamente più at-
tiva e di tutelarne, con gli
interessi, le libertà e i di-
ritti? Berlusconi — per
giustificare i propri ritar-
di — se la cava mettendo
dentro un calderone «di
sinistra», oltre al Pd, la
Corte costituzionale, la
magistratura, il presiden-
te della Repubblica, i gior-
nali, le Tv (persino le
sue), gli intellettuali. E' un
artificio che può servire al-
la polemica politica, a mo-
bilitare gli elettori della
propria parte, ma che non
aiuta a capire. Dovrebbe-
ro chiederselo partiti e uo-
mini politici, la società ci-
vile.
Qui, però, le cose si
complicano e parlarne di-
venta urticante per parec-
chia gente. Ci sono inte-
ressi economici (indu-
striali), sociali (le corpora-
Giannelli
Fiumicino-Malpensa
M ancano ancora Ma-
Il patto Roma-Milano
e l’Italia dei 100 aeroporti
tera, Campobasso,
Savona, Carugate,
Cerveteri, Ciriè e qualche
altra ma la lista delle città
italiane che vogliono le
Olimpiadi 2020 si allunga
in modo significativo.
Dopo Venezia e Roma si
sono infatti aggiunte
ufficialmente, in attesa di
nuove ed estrose
candidature, Palermo e
Bari. E a questo punto
non c’è più dubbio:
magari il Cio non
assegnerà i Giochi a
nessuna delle nostre
brave concorrenti,
ma sul podio ci andiamo
di sicuro: quello del
ridicolo.
CONTINUA A PAGINA 12
di DARIO DI VICO
I B ONUS SONO T ORNATI:
NEL 2009 P REMI R ECORD
Milano-Roma siglato ieri con
una certa solennità dalle due società
di gestione aeroportuale dovrebbe
mettere fine alla lunga guerra tra
Malpensa e Fiumicino, un conflitto
che aveva la sua ragion d'essere nella
contesa per accaparrarsi i voli a lungo
raggio dell'Alitalia e che ora non ha
più motivo di esistere. Entrambi gli
scali scommettono non solo sulla
compatibilità tra di loro ma anche
sulla possibilità di svilupparsi in
parallelo.
di MASSIMO GAGGI
nuovo, dopo un anno, i 10 mila punti
(più 53 per cento rispetto ai minimi del
9 marzo scorso) e Wall Street festeggia
rimpinguando stipendi e bonus dei
dirigenti di banche e finanziarie. Tra i
due fenomeni non ci sarà un rapporto
immediato di causa-effetto .
CONTINUA A PAGINA 34
CONTINUA A PAGINA 3
La prima foto della donna rapita da bimba negli Usa
Giustizia, divisioni nel Pdl sulle ipotesi di riforma
Fini: no ai magistrati
sottoposti all’esecutivo
Sì alla separazione delle carrie-
re per i magistrati, ma no deciso
«ai pm sottoposti ad altro potere
che non sia quello giudiziario».
Gianfranco Fini interviene sul-
l’ipotesi di riforma della giustizia
dopo la bocciatura del Lodo Alfa-
no da parte della Consulta.
Polemiche e dimissioni
«Sparate a Silvio»
La follia online
del militante pd
La riforma. Il presidente della
Camera, a Francoforte per la Fiera
del Libro, sostiene che «bisogne-
rà valutare strada facendo», ma
aggiunge anche che la Carta Costi-
tuzionale «va comunque rispetta-
ta sul principio di assoluta indi-
pendenza di tutti i magistrati».
di FRANCESCO ALBERTI
A PAGINA 8 Fregonara
Il Csm e Mesiano
Promosso il giudice
della sentenza
contro la Fininvest
Il volto di Jaycee, 18 anni dopo
Il programma. Una posizione,
quella espressa da Fini, che co-
stringe i coordinatori del Pdl a riu-
nirsi per chiarire e precisare che
la sottomissione dei pm al gover-
no «non è mai stata prevista nel
nostro programma».
A PAGINA 5 Di Caro, Piccolillo
Ecco il volto da adulta di Jaycee Dugard, la donna sequestrata per 18 anni da un
maniaco in California. L’immagine, pubblicata dal settimanale People , è stata scattata
dopo la liberazione. Jaycee ha oggi 29 anni, ne aveva 11 quando è stata rapita. Il suo
sequestratore Phillip Garrido e la moglie Nancy sono in carcere. A PAGINA 21 Farkas
di DINOMARTIRANO
A PAGINA 6
I talebani e le accuse del Times all’Italia
di LORENZO CREMONESI
e MARCO NESE
La Corte dei Conti
La bomba di Milano
Il meglio, oggi
supera se stesso.
Gli 007 italiani pagarono
i talebani per evitare attac-
chi ai nostri soldati della ba-
se di Surobi, a est di Kabul.
Nel luglio del 2008 quella ba-
se passò ai francesi, i quali
furono vittime di un aggua-
to in cui morirono 10 milita-
ri. Lo scrive il «Times». Il mi-
nistro La Russa: ancora una
volta il giornale londinese
raccoglie spazzatura.
A PAGINA 15
«Influenza A:
il contratto
per il vaccino
è segreto»
«Era chiuso
e nervoso»:
parla la moglie
del kamikaze
Dalla ricerca sul DNA,
la straordinaria nuova formula
per rallentare l’invecchiamento
visibile della pelle.
di MARIO SENSINI
di G. GUASTELLA e G. SANTUCCI
www.esteelauder.it
A PAGINA 25
A PAGINA 20
G iù i campanili. L'accordo
I n Borsa l'indice Dow Jones tocca di
Afghanistan «Pagate i guerriglieri». La Russa: è falso, spazzatura
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2 Primo Piano
Giovedì 15 Ottobre 2009 Corriere della Sera
#
Grandi opere Il governo
Il premier Silvio Berlusconi ieri mentre
interviene all’iniziativa «Due hub».
Sotto, il progetto del Ponte sullo Stretto
Ponte di Messina, si parte a dicembre
Berlusconi: «Avanti con i progetti». Tremonti: siamo un Paese a medio rischio
Le pagelle dell’Ue
A sinistra,
il commissario
europeo
agli Affari
economici
e monetari
Joaquín
Almunia.
Ieri Bruxelles
ha presentato
il suo rapporto
sulla tenuta dei
conti pubblici
Almunia e il giallo
della «sostenibilità»
Il caso Londra
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
ni potranno esservi dei rischi
di tenuta. Per questo, la Ue
giudica "indispensabile" una
rapida azione di risanamen-
to, non appena si allenteran-
no gli effetti della recessione.
Ancora una mezz’oretta, e
arriva una risposta da Roma.
Il ministro dell’economia
Giulio Tremonti scorre i di-
spacci delle agenzie di stam-
pa che titolano «Italia, conti
pubblici insostenibili», e
scorge in quelle parole una
«sintesi enfatica», poiché la
sostanza della notizia è che
l’Italia «è assolutamente a
medio rischio», e quella stes-
sa sintesi «può avere un im-
patto deteriore».
Tremonti aggiunge che il
governo «ha messo il più
possibile i conti pubblici in
sicurezza, anche se non è sta-
to semplice...».
Nella «pagella» della Ue, i
Paesi a medio rischio sono
nove: oltre a Italia, Germania
e Francia, il Belgio, l’Unghe-
ria, il Lussemburgo, l’Au-
stria, la Polonia, il Portogal-
lo. I Paesi ad alto rischio so-
no invece tredici: Gran Breta-
gna, Slovacchia, Slovenia, Ro-
mania, Olanda, Malta, Litua-
nia, Lettonia, Cipro, Spagna,
Grecia, Irlanda, Repubblica
Ceca. E quelli a basso rischio,
cinque: Bulgaria, Danimarca,
Estonia, Finlandia, Svezia.
Per tutti, l’invecchiamento
della popolazione è una carti-
na di tornasole delle sfide fu-
ture. Oltre al debito pubbli-
co, che in Italia si avvia a toc-
care nel 2010 il 116% del pro-
dotto interno lordo, cioè il
punto più alto mai toccato
dai giorni dell’adesione all’eu-
ro. Bruxelles nota che per Ita-
lia, Francia, Ungheria, Polo-
nia e Portogallo, i costi a lun-
go termine legati all’invec-
chiamento della popolazione
non dovrebbero essere «par-
ticolarmente alti». Ma pese-
ranno le condizioni di parten-
za dei conti pubblici: infatti,
«la crisi e il sostegno alla ri-
presa stanno conducendo a
un incremento molto velo-
ce» del rapporto Pil-debito,
«compensando rapidamente
i progressi raggiunti negli ul-
timi anni». Una situazione se-
ria, «anche senza considera-
re gli eventuali incrementi di
spesa per le pensioni». Quan-
to al debito pubblico italia-
no, «è ben al di sopra della
media dell’Unione europea e
del tetto del 60% (in rapporto
al prodotto interno lordo,
ndr ) stabilito dai criteri di
Maastricht, e ciò pone dei ri-
schi significativi per la soste-
nibilità a lungo termine delle
finanze pubbliche».
Luigi Offeddu
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BRUXELLES — Nel giro di
pochi minuti si parla molto
dell’Italia, da un capo all’al-
tro d’Europa. Da Roma, il
presidente del Consiglio Sil-
vio Berlusconi annuncia: «A
dicembre-gennaio comince-
remo a realizzare l’infrastrut-
tura del Ponte sullo Stretto
di Messina»; e poi, riferendo-
si al debito pubblico, spiega:
«L’eredità ricevuta, con la
quale dobbiamo fare i conti»
non deve bloccare le grandi
opere o «impedire di stimo-
lare gli investimenti pubbli-
ci e privati».
Più o meno alla stessa ora,
a Bruxelles, il commissario
agli affari economici del-
l’Unione Europea, Joaquín Al-
munia presenta la consueta
pagella sulla salute finanzia-
ria delle 27 nazioni Ue: l’Italia
vi è classificata fra i Stati del-
la Ue a medio rischio per la
sostenibilità a lungo termine
delle finanze pubbliche, insie-
me con la Germania, la Fran-
cia e altri Paesi. Detto in sol-
doni: con l’invecchiamento
della popolazione (ieri la Ra-
gioneria Generale ha certifi-
cato il boom dei trasferimen-
ti agli enti previdenziali:
+37% nei primi tre mesi
2009, oltre 18 miliardi), il de-
bito pubblico che continua a
salire e il costo delle politi-
che di bilancio avviate con
l’acuirsi della crisi economi-
ca, per i conti pubblici italia-
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — Anche con il linguaggio degli economisti,
vale sempre la stessa regola del bicchiere mezzo pieno o mez-
zo vuoto. Che stavolta, forse, dà ragione un po’ a tutti: al mini-
stro Giulio Tremonti, quando parla di «sintesi enfatica» nei
titoli delle agenzie di stampa sui «conti pubblici insostenibi-
li», e alle stesse agenzie che hanno analizzato il rapporto della
Commissione Europea. Quel rapporto, infatti, almeno nella
versione inglese non sembra contenere l’aggettivo «insosteni-
bile», ma in compenso parla di un «gap di sostenibilità» pari
all’1,4% del Pil italiano: bicchiere mezzo vuoto o mezzo, pie-
no, ancora una volta, e poi cambia il concetto di «sostenibili-
tà» a seconda di come lo si consideri.
Il Belgio, per esempio, anch’esso Paese a medio rischio, ha
bilanci non disastrosi ma
sempre più cittadini anzia-
ni e, perciò, costi sociali
più alti. Per l’Italia, la Ue
giudica necessario «un ra-
pido consolidamento dei
bilanci per assicurare una
decisa riduzione del livel-
lo molto alto di debito, an-
che se dovrà essere perse-
guita in un momento in
cui non incida negativamente sulla ripresa dalla crisi economi-
ca». Se questo consolidamento non vi sarà, si apriranno dun-
que prospettive assai più cupe.
Che per i 13 Paesi «ad alto rischio» sono già presenti. Fra
loro ci sono la Gran Bretagna o la Spagna: chi l’avrebbe detto,
tre anni fa? Ma anche Londra paga l’impennata dei costi lega-
ti all’invecchiamento della popolazione. Che incidono, e as-
sai, pure in Finlandia: là, però, governi previdenti hanno ac-
cumulato asset pari al 100% del Pil. E, infatti, il Paese guida la
lista di quelli a basso rischio, senza problemi di sostenibilità
a lungo termine.
Pensioni
Previdenza, nei primi tre
mesi salgono
le uscite dal lavoro
Spese cresciute del 4,9%
Il ministro
Male Londra e Madrid
Prestigiacomo sul rischio idrogeologico
«Basta tagli all’Ambiente, servono 3 miliardi»
Gran Bretagna
e Spagna «ad alto
rischio», un giudizio
impensabile tre anni fa
ROMA — «Se questa è la situazione me lo dicano, e il ministero
dell’Ambiente lo chiudo» ripete Stefania Prestigiacomo, arrabbiatissima
per i tagli al suo bilancio decisi con la Finanziaria. I fondi del ministero,
secondo le tabelle, dovrebbero scendere da 1,6 miliardi di euro del 2008
a 737 milioni di euro l’anno prossimo, e poi a 579 milioni nel 2012.
Un taglio di due terzi dei fondi: ne resterebbero, dicono al ministero,
solo per pagare gli stipendi. Nulla per la prevenzione ambientale, la
bonifica dei siti inquinati, il protocollo di Kyoto. Così, dopo il disastro
di Messina, il ministro ha deciso di passare al contrattacco. Oggi, al
Consiglio dei ministri, la Prestigiacomo presenterà un decreto per un
piano straordinario di interventi sul rischio idrogeologico. Costerebbe
tre miliardi di euro e i fondi arriverebbero, secondo la Prestigiacomo,
con i mutui della Cassa Depositi e Prestiti. Ipotesi sulla quale, però,
l’Economia, guidata da Giulio Tremonti, avrebbe già espresso riserve.
Nel Consiglio dei ministri si annuncia una discussione vivace.
M. Sen.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
l.off.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Stefania Prestigiacomo
L’Europa: attenti al debito pubblico
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Corriere della Sera Giovedì 15 Ottobre 2009
Primo Piano
3
#
Infrastrutture Tariffe, aumento di 3 euro a passeggero nei grandi scali, 2 e 1 euro nei più piccoli
L’asse tra Malpensa e Fiumicino,
un piano di rilancio da 5 miliardi
Entro il 2020 saranno realizzati 17 «cantieri». Altri 10 miliardi entro il 2040
ROMA—Nuove infrastruttu-
re aeroportuali a Fiumicino e
Malpensa entro 11 anni per 5 mi-
liardi di euro, più altri 10 entro
il 2040. A fronte di questa pro-
messa che i rispettivi gestori ae-
roportuali, Aeroporti di Roma
(Adr) e Sea (sistema milanese),
hanno fatto ieri a Villa Madama,
alla presenza del premier Silvio
Berlusconi, aumenteranno le ta-
riffe aeroportuali a carico dei
passeggeri. Lo stabilisce un de-
creto interministeriale che il mi-
nistro dei Trasporti, Altero Mat-
teoli ha annunciato ieri di aver
sottoposto alla firma del collega
dell’Economia, Giulio Tremonti,
assente a Villa Madama: si andrà
dai 3 euro a biglietto per chi par-
tirà da Fiumicino e Malpensa, ai
2 euro negli aeroporti sopra i 5
milioni di passeggeri, all’euro ne-
gli scali più piccoli.
È il primo incremento da 10 an-
ni, rivendicano i gestori, soste-
nendo che le proprie tariffe sono
ormai inferiori del 42% alla me-
dia europea. È vero pure che a
giugno di due anni fa il Cipe (co-
mitato interministeriale program-
mazione economica) aveva fatto
discendere l’eventuale aumento
tariffario dalla stipula di contratti
tra i gestori e l’Enac (ente aviazio-
ne civile): insomma prima gli im-
pegni scritti dei gestori, dopo i
rincari. Ma, come si ammette nel-
le premesse del decreto ministe-
riale, la stipula di quei contratti
15
miliardi
di euro di
investimenti
entro
il 2040
in nuove
infrastrutture
per gli scali
di Malpensa
e Fiumicino
«sta procedendo molto a rilen-
to». Perciò, su pressione di Adr e
Sea, preoccupati di non poter ap-
provvigionarsi di mezzi finanzia-
ri e investire senza certezze sulle
tariffe, il meccanismo è stato ri-
baltato: prima gli aumenti poi si
penserà ai contratti. Con un ter-
mine: se entro 18 mesi questi
non saranno stati stipulati «per
responsabilità del gestore», le ta-
riffe torneranno al 2008 e le som-
me incassate, saranno restituite.
Restituzione ci sarebbe anche se,
definiti i contratti, gli introiti in-
cassati fossero superiori agli inve-
stimenti pattuiti.
Il decreto, contro cui si sono
pronunciate le compagnie stranie-
re e le associazioni dei consuma-
tori, stride con la direttiva euro-
pea del marzo scorso, da recepire,
che impone adeguamenti tariffari
concertati tra i gestori e i vettori
mediati da un'Agenzia imparzia-
le. I piani presentati dal presiden-
te della Sea, Giuseppe Bonomi,
prevedono a Fiumicino una nuo-
va area imbarco, un parcheggio
multipiano e il molo C entro il
2013; entro il 2020, la quarta pista
e una nuova stazione. AMalpensa
subito, il Nuovo Terminal 1, strut-
ture ricettive per l’ airport city e
nuovo raccordo sud, mentre en-
tro il 2015 arriverebbero la terza
pista, cargo city e un nuovo termi-
nal per low cost . A lungo termine,
un nuovo terminal centrale e il po-
lo logistico. «Ho visto i piani per
gli hub e mi sono caricato di entu-
siasmo—ha detto Berlusconi —.
Per fortuna c'è qualcosa che co-
mincia a funzionare». Il presiden-
te di Adr, Fabrizio Palenzona, ha
proposto uno schema di conven-
zione come quello autostradale
«per favorire gli investimenti».
Antonella Baccaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Qui Milano
L’incontro a Villa Madama
Il sindaco di Milano Letizia Moratti,
a sinistra, e l’amministratore delegato
di Sea, società che gestisce Linate
e Malpensa, Giuseppe Bonomi
euro a
biglietto, la
nuova tariffa
aeroportuale
a carico dei
passeggeri
in partenza
dallo scalo di
Malpensa e
da Fiumicino
Il nuovo terminal
e la terza pista
per un ruolo da hub
Nord-Sud L’esempio delle due «capitali» e i duelli da Agrigento a Brescia
Un primo freno
In Toscana, Pisa e Firenze si fanno la
guerra da tempo immemorabile. Secondo
la stampa specializzata persino Mantova
vuole riattivare una pista di cui è dotata
mentre attorno alle grandi manovre del
triangolo Orio al Serio-Brescia e Verona è
sorta la leggenda di un nuovo hub del
Lombardo-Veneto.
L'elenco, come si può arguire, è nutrito
e il pensiero non può che volare, per asso-
nanza, alla proliferazione di vocazioni
olimpiche maturata negli ultimi giorni
nel Belpaese. Fortunatamente tre società
di consulenza (la One Works, la Kpmg e
Nomisma) stanno mettendo a punto, su
richiesta dell'Enac, uno studio per lo svi-
luppo e la razionalizzazione dell'offerta ae-
roportuale italiana.
È sperabile che in tempi ragionevoli dal-
le simulazioni si passi alle scelte prima
che, come nel caso dei siti nucleari, anche
la gerarchia degli scali non diventi mate-
ria per i comizi delle elezioni regionali.
Dario Di Vico
ddivico@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
È un piano ambizioso quello per Malpensa. Poco
meno di due miliardi di investimenti entro il
2020 (1,9 per la precisione) con l’obiettivo di pas-
sare dai 19 milioni di passeggeri previsti que-
st’anno a 49,5 milioni nel 2030. Ma gli alberghi,
la terza pista e un nuovo terminal centrale da so-
li non garantiscono che lo scalo diventi un hub.
«Necessario, nello stesso tempo, continuare sul-
la strada della revisione degli accordi bilaterali
tra Stati», ha fatto presente ieri il presidente di
Sea, Giuseppe Bonomi. Particolarmente caldeg-
giato dalla società del Comune di Milano il ritoc-
co delle intese che riguardano Russia, Hong
Kong e Malaysia. In questomodo sarebbe più fa-
cile convincere le compagnie straniere di Star Al-
liance (Lufthansa in testa) a investire suMalpen-
sa. Altra condizione chiave: il potenziamento dei
collegamenti stradali e ferroviari. Per Brebemi e
Pedemontana si parla del 2015. Ma Sea chiede
anche che Malpensa sia connessa all’alta veloci-
tà Milano-Torino.
all’Italia
2015
dei cento scal Le società di gestione
contestavano tariffe
inferiori del 42% rispetto
alla media europea.
Ora che il gap è colmato
sono attese alla prova
dei servizi forniti
data prevista
per la terza
pista, cargo
city, e per
il nuovo
terminal
dei voli
«low cost»
allo scalo
di Malpensa
SEGUE DALLA PRIMA
Tariffe e servizi
E scommettono sulla possibilità di di-
ventare così in tempi brevi vere e proprie
imprese industriali, capaci di conquistar-
si sul mercato internazionale della fiducia
un rating più che dignitoso.
È evidente che tutto ciò non sarebbe sta-
to possibile senza che governo ed Enac au-
torizzassero Sea e Aeroporti di Roma ad
aumentare le tariffe del loro servizio. Le
società di gestione hanno sempre sostenu-
to che, con pagamenti da parte delle com-
pagnie-clienti di prezzi del 42% inferiori
alla media europea, non era possibile non
solo programmare investimenti aggiunti-
vi ma neanche garantire i necessari stan-
dard qualitativi. Ammesso che avessero
ragione — e gli esperti dicono di sì — da
oggi non ci saranno più alibi e, se si ridur-
rà il gap di tariffazione tra noi e il resto
d'Europa, si dovrà dimostrare ai passegge-
ri che di vera e tangibile svolta si tratta.
Caduti i campanili (solo aeroportuali,
per carità) delle due capitali il passo suc-
cessivo sarà quello di stendere un piano
nazionale degli scali che, senza amputare
le ambizioni e le vocazioni dei territori,
abbia i crismi della razionalità. Le crona-
che purtroppo registrano una tendenza
contraria che riguarda le regioni meridio-
nali — che pure volano molto meno —
ma anche il Nord.
La provincia di Agrigento sostiene che
la città dei Templi ha diritto a un aeropor-
to internazionale, quando invece i parame-
tri tecnici dicono che al massimo può esse-
re dotata della superficie necessaria per fa-
re atterrare gli Atr. Anche Messina nutre
la stessa considerazione delle proprie po-
tenzialità e vuole uno scalo internaziona-
le. Si sa, poi, che anche ad Enna si sono
sviluppate attese dello stesso segno.
In Campania, a fronte della saturazione
di Capodichino, è maturata l'idea di poten-
ziare lo scalo di Grazzanise, in provincia
di Caserta. Ma questo orientamento trova
la fiera opposizione campanilistica di Sa-
lerno-Pontecagnano, che rivendica a sé il
ruolo di secondo aeroporto campano. Del-
la querelle tra Viterbo e Frosinone per
ospitare i voli low cost della Ryanair che
devono traslocare da Ciampino si è detto
e ridetto. È indicativo che i politici locali,
di fronte al timore di scontentare l'una o
l'altra platea elettorale, ora coltivino l'idea
di far il contrario di Salomone e dar vita a
due scali, uno per contendente.
Ri. Que.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Qui Roma
Bagagli in ritardo
e piazzole ferme
I nodi da sciogliere
Il disastro dei bagagli persi a Fiumicino l’estate
scorsa ha vistomultate le società di servizi Alita-
lia e FlightCare. Ma parte della responsabilità
dei disguidi sta anche al gestore aeroportuale di
Fiumicino: Aeroporti di Roma. Dopo il caos-ba-
gagli dell’estate 2007, Adr aveva promesso un se-
condo nastro trasportatore, ancora in costruzio-
ne. Lo scalo è poi sprovvisto di un sistema di
smistamento dei bagagli in transito che oggi fun-
ziona manualmente. Anche per questo Adr ha
rafforzato il servizio con un’apposita task force .
Le piazzole dove sostano gli aerei sarebbero trop-
po poche e nonmolto attrezzate. Non tutte sareb-
bero fornite dell’allacciamento per la corrente e
l’aria condizionata utili ad alimentare l’aereo
quando questo spegne i motori. Infine c’è il col-
lo di bottiglia del controllo-passaporti nei transi-
ti: i varchi nei momenti di picco sono insufficien-
ti così si creano file. Quanto ai collegamenti con
la città, la loro insufficienza non può essere adde-
bitata a Adr.
A. Bac.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 15 Ottobre 2009 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Giovedì 15 Ottobre 2009
Primo Piano
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Politica e giustizia Il Pdl
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L’immagine dell’Italia è data anche dai giornali internazionali. Ma tutti devono
impegnarsi perché il buon nome del Paese all’estero sia rispondente alla realtà Gianfranco Fini
Lo stop di Fini: i pm restino indipendenti
«Riforme con larghe intese». Il Pdl: non è in programma sottoporre i magistrati al governo
Deputato e avvocato
ROMA— Sì alla separazione
delle carriere per i magistrati,
ma no a pm sottoposti ad altro
potere che non sia quello giudi-
ziario. Gianfranco Fini vola a
Francoforte per la Fiera del Li-
bro e sulla riforma più spinosa
alla quale sta per mettere ma-
no il governo dà insieme un la-
sciapassare e mette uno stop.
Perché, dopo che alcuni finia-
ni doc come Italo Bocchino
avevano nei giorni scorsi la-
sciato trapelare dubbi sull’op-
portunità di affrontare proprio
la giustizia come prima mate-
ria sulla quale intervenire, spie-
ga che sulle ipotesi di riforma
«si valuterà strada facendo»,
ma che lui comunque non ha
«cambiato opinione» sul fatto
che la Costituzione «va rispet-
tata sul principio di assoluta in-
dipendenza di tutti i magistra-
ti». E dunque «un conto è la se-
parazione delle carriere dei ma-
gistrati, un altro è che il pm sia
sottoposto ad altri poteri se
non a quello dell’ordine giudi-
ziario».
La traduzione che fanno i
suoi, ma anche l’interpretazio-
ne di quanti nel Pdl temevano
una frenata di Fini, è più o me-
no la stessa: non c’è opposizio-
ne alla separazione delle carrie-
re, che peraltro è prevista nel
programma elettorale del Pdl,
ma rispetto a indiscrezioni su
ipotesi che lo stesso Berlusco-
ni avrebbe evocato di pm eletti
(come piacerebbe alla Lega) o
dipendenti dal governo, c’è un
secco no. Una posizione che co-
stringe i coordinatori del Pdl a
riunirsi per chiarire e precisare
con una nota che la sottomis-
sione dei pm al governo «non
è mai stata prevista nel nostro
programma di governo», anzi
sono «tutte invenzioni» quelle
di chi mette in giro certe voci
creando «una strumentale po-
lemica», perché come dice
Ignazio La Russa «l’indipen-
denza e l’autonomia della ma-
gistratura vanno rispettate, ma
va anche stabilito un principio
chiaro come l’imparzialità».
Ma Fini a Francoforte ha an-
che detto altro: sulle riforme
in generale ha auspicato e si è
detto ottimista sul fatto che si
possano fare «con larghe inte-
se ed ampia maggioranza», in
modo da evitare il referendum
confermativo: «In questa legi-
slatura, ripartendo subito, so-
no possibili e necessarie le ri-
forme, vi sono molti temi su
cui l’istruttoria è a buon pun-
to». In particolare, bisogna
operare per «una riduzione
drastica del numero dei parla-
mentari», dare «completa at-
tuazione del federalismo, sia
sotto il profilo fiscale che con
la costituzione del Senato delle
regioni» e va trovato «un nuo-
vo equilibrio — ma sottolineo
equilibrio— fra governo e Par-
lamento».
Nessuna disponibilità dun-
que a procedere come caterpil-
lar, e sull’atteggiamento da te-
nere Fini è chiaro; serve un cli-
ma più «sereno». Il che signifi-
ca anche smettere di pensare
che la stampa estera possa con
i suoi giudizi rovinare l’imma-
gine del Paese, che dipende
«anche dalle istituzioni, dal-
l’imprenditoria, dal mondo del-
la cultura, da quello sportivo e
pure, ma non principalmente,
da quello che scrivono libera-
mente i giornali».
Pecorella: nulla di strano
ma parlarne adesso
aumenta solo le tensioni
ROMA — «Nessuno ha mai parlato di mettere i
pm sotto il governo». L’eco dell’altolà di
Gianfranco Fini contro riforme non condivise
rimbalza da Francoforte a Parigi da dove
Gaetano Pecorella, presidente della
commissione Rifiuti e legale del premier,
risponde.
Condivide la preoccupazione di Fini?
«No. Né il governo né la maggioranza hanno
mai sfiorato il tema».
Il premier Berlusconi, a Benevento, lo ha
evocato, citando l’esempio positivo di Paesi in
cui c’è.
«Non c’è in nessun programma del Pdl. Si
discute della separazione delle carriere di pm e
giudici. Che non è neanche necessaria per
sottoporre il pm al controllo dell’esecutivo».
Crede che sia il momento di affrontare questi
temi?
«La vera parità delle parti nel processo è una
riforma urgente. E non trovo nulla di strano
nemmeno al pm sottoposto al controllo dello
Stato: c’è già negli Usa e in Gran Bretagna. Certo
ora parlarne aumenta le tensioni».
Si parla di riforma
della giustizia dopo la
bocciatura del Lodo
Alfano da parte della
Consulta. Perché?
«Paradossalmente
perché è finito
quell’incubo. Non si
voleva dare
l’impressione di
intervenire per il premier».
Ma le indiscrezioni parlano dell’ipotesi di
accorciare ancora i tempi di prescrizione, cosa
che influirebbe sul processo Mills.
«Il presidente uscirà a testa alta dal suo
processo e in ogni caso il suo reato è prescritto.
Certo ci sono casi, come questo, in cui va
specificato meglio il momento in cui si
consuma il reato».
Come?
«Chiarendo, ad esempio, che la corruzione non
si consuma quando si ritirano i soldi in banca,
ma quando c’è il pagamento».
Si parla anche di codificare in norma il
legittimo impedimento delle alte cariche a
presentarsi in aula.
«È una soluzione tartufesca: le udienze saltano,
ma la prescrizione non scatta. Spero che la
motivazione della Consulta al Lodo Alfano non
indichi di seguire questa strada».
Perché?
«Perché la sentenza arriverebbe a distanza di
15-20 anni quando l’imputato è già una persona
diversa. Io 20 anni fa ero quasi sulle barricate».
Virginia Piccolillo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
P.D.C.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A Francoforte Gianfranco Fini ieri alla Fiera del Libro (fermo immagine dal Tg1 )
All’estero
Dietro le quinte Cena con Bossi, già oggi l’incontro con il presidente della Camera
«Il pm sottoposto
all’esecutivo c’è
negli Usa e in
Gran Bretagna»
Berlusconi accelera e pensa anche ai decreti
«Non mi faranno fare la fine di Craxi»
se non si dovesse ottenere l’okay sul percorso
delineato.
Intanto però si discute anche del prossimo
futuro, di Regionali in primo luogo. Ieri Berlu-
sconi ha incontrato il presidente del Veneto
Galan, per sondare il terreno sulla sua dispo-
nibilità a un passo indietro. La Lega pretende
la presidenza della Regione, e si
capisce che sul piatto della trat-
tativa con Bossi questa è una
moneta che vale molto. Ma il go-
vernatore non avrebbe ceduto,
tanto che il colloquio è stato de-
finito interlocutorio. Anche di
questo si è discusso ieri sera a
Palazzo Grazioli, e l’intesa secon-
do i leghisti è possibile, mentre
con l’ex An c’è da risolvere la
questione Lazio, dove Fini ve-
drebbe bene Renata Polverini
ma la candidata che avrebbe più
chance risulta Giorgia Meloni, e
nell’ex FI c’è chi continua a spon-
sorizzare l’imprenditrice Luisa
ROMA — La parola d’ordine è accelerare.
A ogni costo. Perché, come dicono i fedelissi-
mi di Berlusconi «se evitassimo la resa dei
conti con i magistrati, faremmo lo stesso er-
rore della sinistra con il conflitto di interes-
si». E perché i tempi sono stretti, i possibili
«agguati» tanti — le procure sono «attive» e
la più minacciosa è considerata «quella di Pa-
lermo»—ed è giunta l’ora di contare i nemi-
ci e gli amici, visto che «loro vorrebbero far-
mi fare la fine di Craxi, ma io non ho alcuna
intenzione di farmi distruggere, e se servirà
saranno i cittadini a decidere chi deve guida-
re questo Paese».
Ha rotto gli indugi Silvio Berlusconi, e ieri
notte ha deciso che incontrerà già oggi, e non
la settimana prossima Gianfranco Fini per un
chiarimento: bisogna passare ai fatti, subito.
Portando immediatamente in Parlamento la
legge sulle intercettazioni, sulla quale il capo
dello Stato aveva chiesto cautela e condivisio-
ne. Passando una volta per tutte alla separa-
zione delle carriere, e alla riforma del proces-
so penale. Partendo dall’esame del Senato, do-
ve si spera in un percorso meno accidentato
di quello della Camera. E ricorrendo, se neces-
sario, anche a «strumenti d’urgenza» come i
decreti legislativi, non per fare riforme costi-
tuzionali (che non possono essere varate dal
governo ma solo dal Parlamento) ma per mo-
dificare le norme che disciplinano il proces-
so, a partire dai tempi di prescrizione.
Silvio Berlusconi quello che pretende dalla
sua maggioranza l’ha detto inmaniera chiaris-
sima nei giorni scorsi a chi gli ha parlato, e
anche ieri quando ha ricevuto a Palazzo Gra-
zioli il guardasigilli Alfano nel pomeriggio e
soprattutto Umberto Bossi a cena, per tre ore
assieme a Tremonti, al suo avvocato Ghedini
e a Calderoli, che al termine dell’incontro ha
assicurato che «come con Fini, anche stasera
c’è stata grande sintonia tra Bossi e Berlusco-
ni su tutte le maggiori tematiche: siamo uniti,
il fatto che i leader tornino a vedersi conta
moltissimo».
Insomma, il premier ha deciso che è que-
sto il momento di capire chi sta con lui, ed è
pronto a seguirlo nella sua linea di attacco sul-
le riforme della giustizia come istituzionali, e
chi no. Perché su Fini qualche sospetto resta,
Vincino
visto che anche ieri le parole del presidente
della Camera hanno colpito il premier.
Ma se non dovessero arrivare le risposte
che si attende, e che Sandro Bondi ha ripetuto
due giorni fa («Bisogna essere falchi in que-
sto momento, dobbiamo essere più cattivi»),
il premier è pronto a ricorrere all’estrema ar-
ma: le elezioni anticipate, che vengono evoca-
te in questi giorni come via d’uscita estrema
Todini.
Ma a cena, la coda ha riservato forse il mo-
mento più importante della serata: Berlusco-
ni e Tremonti infatti sono rimasti soli, a tu
per tu, per oltre un’ora, e se si siano chiariti
sulle recenti frizioni o se resti il malumore, so-
no solo in due a saperlo.
Paola Di Caro
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