Garry Kasparov-Gli Scacchi, La Vita-Lezioni di Strategia del Campeone (Italian).pdf

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Gli Scacchi, la vita
Garry Kasparov
Gli scacchi, la vita
Lezioni di strategia dal campione
che è diventato il principale oppositore di Putin
Titolo dell’opera originale: How Life Imitates Chess
Traduzione di Maria Cristina Bitti
© 2007 Garry Kasparov
© 2007 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
In copertina: Garry Kasparov, © Brian Velenchenko
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Indice
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Gli scacchi, la vita
A mia madre,
che mi è stata di ispirazione
e sostegno
per tutta la vita.
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Introduzione
Il segreto del successo
Da enfant prodige degli scacchi in un paese che per gli scacchi va pazzo come
l’Unione Sovietica, dovetti abituarmi molto presto ai discorsi in pubblico e alle
interviste. Le domande che mi venivano rivolte allora, a parte alcune sugli hobby e le
ragazze, riguardavano però solo la mia attività di scacchista. Ma il modo di
intervistarmi cambiò radicalmente nel 1985 quando, a ventidue anni, diventai il più
giovane campione del mondo di ogni tempo. Alla gente non interessavano più gli
incontri e i tornei: tutta la curiosità era rivolta a quell’incredibile risultato e al modo
in cui lo avevo raggiunto. Come ero riuscito a impegnarmi tanto? Quante mosse ero
in grado di visualizzare in anticipo? A che cosa pensavo mentre giocavo? Avevo una
memoria fotografica? Che cosa mangiavo? Che cosa facevo la sera, prima di andare a
dormire? Insomma, qual era il segreto del mio successo?
Mi accorsi subito, però, che le risposte che davo non convincevano il mio
pubblico. Riuscivo a impegnarmi in quel modo perché me lo aveva insegnato mia
madre. La quantità di mosse che ero in grado di anticipare dipendeva dalla posizione.
Durante una partita cercavo di sfruttare la mia preparazione e di calcolare le possibili
varianti. Avevo una memoria buona, ma non fotografica. In genere, prima delle
partite mi concedevo un generoso spuntino a base di salmone affumicato, bistecca e
acqua tonica (purtroppo, quando mi avvicinai alla quarantina, il mio allenatore mi
impose di relegare questa «dieta» al passato). Ogni sera prima di andare a letto mi
lavavo i denti. In effetti non si può dire che fossero dettagli entusiasmanti.
Sembrava che tutti si aspettassero da me un metodo preciso, una ricetta universale
che garantisse sempre ottimi risultati. Agli scrittori famosi si chiede che tipo di carta
e penna usino, come se gli strumenti impiegati potessero influenzare il loro modo di
scrivere. Domande di questo genere non considerano che ognuno di noi è il prodotto
unico di milioni di elementi e di trasformazioni che si sono susseguiti dalla
formazione del suo DNA fino a oggi pomeriggio. Ciascuno di noi crea la formula
irripetibile del proprio processo decisionale: il nostro obiettivo è identificarla,
valutarne le modalità, trarne il meglio e possibilmente migliorarla.
Gli scacchi, la vita racconta come sono arrivato a definire la formula valida per
me, da quando ero un ragazzino fino all’epoca attuale che mi offre il vantaggio di
poter guardare indietro con il senno di poi. Lungo il cammino mi soffermerò su
alcune persone che, in modo diretto o indiretto, mi hanno aiutato a crescere:
Aleksandr Alekhine, che fu il mio primo eroe e la più grande fonte di ispirazione
della mia carriera, trova una sua collocazione accanto a Sir Winston Churchill, che
ancora oggi, con i suoi discorsi e i suoi scritti, rappresenta per me un costante
riferimento.
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Spero che questi e altri esempi possano aiutare i lettori a diventare più consapevoli
dei propri procedimenti decisionali e della possibilità di progredire ulteriormente.
Quando ci si valuta e si analizza come si è sfruttato il proprio potenziale bisogna farlo
con molta onestà. Non esistono regole fisse: il mio libro non propone suggerimenti e
trucchi, ma sviluppa temi come l’autoconsapevolezza e la sfida a se stessi e agli altri,
fondamentali per poter prendere le decisioni migliori.
Ho pensato di scrivere su tali argomenti quando ho capito che, invece di
inventarmi risposte intelligenti all’eterna domanda «Cosa ti passa per la testa?», mi
sarebbe servito di più scoprirlo davvero. Ma i ritmi di un giocatore di scacchi
professionista, rigorosamente scanditi da viaggi, partite e preparazione, non mi
concedevano molto tempo per l’introspezione filosofica. Solo dopo essermi ritirato,
nel marzo del 2005, ho trovato finalmente il tempo e la prospettiva giusta per
analizzare le mie esperienze passate e cercare di impiegarle in modo utile.
Sarebbe stato un libro molto diverso se lo avessi finito prima del mio clamoroso
passaggio dalla scacchiera alla politica. Innanzitutto, avevo bisogno di tempo per
assimilare la lezione appresa durante i lunghi anni trascorsi nel mondo degli scacchi.
In secondo luogo, la mia nuova dimensione mi sta costringendo a capire chi sono e di
che cosa sono capace. Non basta essere appassionati sostenitori della democrazia: per
creare coalizioni e organizzare congressi devo applicare in un modo del tutto nuovo
la mia visione strategica e le altre doti scacchistiche. Per venticinque anni ho vissuto
al riparo di competenze saldamente acquisite: ora mi trovo a dover analizzare le mie
capacità per costruirmi e ricostruirmi in vista delle nuove sfide.
Una carta geografica della mente
Il giorno del mio sesto compleanno mi aspettava al risveglio il più bel regalo che
abbia mai ricevuto in vita mia. Vicino al letto c’era un mappamondo così grande che
dovetti stropicciarmi gli occhi per essere sicuro che fosse vero. Gli atlanti e la
geografia mi hanno sempre affascinato: la passione era iniziata quando mio padre mi
aveva letto il libro di Stefan Zweig su Magellano e ascoltavo rapito le storie sui
viaggi di Marco Polo, Colombo e, appunto, Magellano che lui mi raccontava.
Ripercorrere sul mappamondo i viaggi di quel grande esploratore divenne il mio
gioco preferito.
In breve arrivai a conoscere le capitali di tutti i paesi del mondo, i loro abitanti e
ogni dettaglio che avevo potuto scoprire. Le avventure della vita reale mi attraevano
molto più di qualsiasi favola. Anche se mio padre non si era soffermato sulle terribili
difficoltà che comportava la navigazione nel passato, intuivo che intraprendere un
viaggio del genere per la prima volta doveva aver richiesto un coraggio straordinario.
Quelle storie infiammavano i miei sensi di spirito pionieristico, e così sognavo di
avventurarmi per vie sconosciute, anche se allora ciò significava, al massimo, non
percorrere la solita strada per tornare a casa. Dall’inizio alla fine della mia carriera di
scacchista non ho mai smesso di cercare nuove sfide, tentando cose che nessuno
aveva mai tentato prima.
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