25_10_2006- o czekoladzie.pdf

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34 Mercoledì
Album
ILGIORNALE
DI VICENZA
Il ditirambo di Francesco Redi “Bacco in Toscana” nell’edizione napoletana
del 1687 (frontespizio) e in un’edizione padovana del 1801 (c. 1r)
Frontespizio dell’opera di Daniele Concina “Memorie storiche sopra l’uso
della cioccolata in tempo di digiuno” pubblicato a Venezia nel 1748
La pianta del cacao disegnata, incisa e colorata ad acquerello da Elizabeth
Blackwell nel suo “Curious herbal”, arrivato in Bertoliana dalla Biblioteca
del Turra. Numerose furono le piante esotiche provenienti dal nuovo
mondo disegnate per la prima volta dall’artista inglese che aggiornarono
la tradizione del testo botanico illustrato e che concorsero a determinare il
successo dell’opera.
Libri golosi,
pagine fondenti,
parole appiccicose:
la cioccolata
nelle edizioni antiche
della Biblioteca
Bertoliana
cioccolato
Per amor di
di Mattea Gazzola (archivio@bibliotecabertoliana.it)
per chi non crede che il cioccolato sia il “cibo de-
gli dei”, per chi non lo degna dei più meritevoli
elogi e dei più squisiti racconti. Alimento divino
e alimento divinizzato, oggi il cioccolato si veste
di nuovi sapori e si fa corteggiare da arte, moda e desi-
gn. Lo celebrano gli stilisti nelle loro griffe. Lo mangia-
no le modelle e le attrici, rigorosamente low fat e low cal.
Lo interpreta il mondo della cosmesi che ne esalta l’effet-
to tonificante, liftante, inebriante ed eccitante. Insomma,
il cioccolato oggi è sinonimo di fashion.
Per ricostruire questa gustosa storia a noi non resta
che seguire le tracce che la cioccolata ha lasciato nei libri
della Biblioteca attraverso un itinerario multiforme di do-
cumenti poco conosciuti e poco letti: testi di naturalisti e
viaggiatori, diari, opere fisico-mediche. Un viaggio-lettura
tra pagine di cioccolato, insomma, per scoprire che il cioc-
colato si mangia, si beve, si veste, si spalma e … si legge.
Il primo italiano a scrivere sul “cioccolatte” è il fio-
rentino Francesco Redi, archiatra speziale presso la cor-
te di Cosimo de’ Medici e filologo membro dell’Accademia
della Crusca per la quale compilò il dizionario del dialet-
to toscano. Nel 1666 il Redi pubblica un ditirambo dal tito-
lo “Bacco in Toscana”. Tra le copie del poema possedute
dalla Bertoliana la più bella è un’edizione napoletana del
1687 donata e “autografata” dal vicentino Michelangelo
Zorzi. È qui che leggiamo la prima deliziosa ricetta su co-
me, nella Firenze del Seicento, si preparava la bevanda al
profumo di gelsomino: “veramente in Ispagna vi si mani-
pola il Cioccolatte di tutta perfezione; ma alla perfezione
spagnuola è stato a’ nostri tempi nella corte di Toscana
aggiunto un non so che di più squisita gentilezza, per la
novità degl’ingredienti europei, essendosi trovati il modo
d’introdurvi le scorze fresche de’ cedrati, e de’ limoncelli,
e l’odore gentilissimo del gelsomino, che mescolato con la
cannella, con le vaniglie, con ambra e con muschio fa un
sentire stupendo a coloro che del cioccolatte si dilettano”.
E che fa il Redi dopo aver svelato la ricetta della cioccolata
preferita da Cosimo de’ Medici? Include per la prima volta
in assoluto il termine nel Dizionario della Crusca (siamo
nel 1691). Ed è così che la cioccolata
entra “nel vocabolario”.
Nel Seicento il cioccolato diven-
ta talmente indispensabile da farsi
aprire le porte delle chiese romane.
Il bere cioccolata non viene condan-
nato dalla Chiesa che anzi, nel 1662,
si trova di fronte a una curiosa no-
vità: il cardinale Brancaccio propo-
ne che la si beva dopo la messa. Ed è
proprio lui a sentenziare che per il
cioccolato si può applicare il detto
salomonico “liquidum non frangit
jejunum” (cioè non spezza il digiu-
no). Ovviamente chi ne consumava
doveva poi confessarsi e chiedere
indulgenza a Pasqua: così almeno
sostiene Daniele Concina nell’opu-
scolo “Memorie storiche sopra
l’uso della cioccolata in tempo di di-
giuno” pubblicato a Venezia da Si-
mone Occhi nel 1748 (in Bertoliana
si trova la prima e oggi rara edizio-
ne). Ma intanto il cioccolato comin-
ciava ad occupare le prime pagine
dei giornali dell’epoca, la “Gazzet-
ta veneta” diretta da Gaspare Gozzi
documentava la sua enorme diffu-
sione e il trasgressivo Giacomo Ca-
sanova lo pubblicizzava per le sue qualità afrodisiache.
Attorno al “cibo degli dei” fiorisce nell’illuminato Set-
tecento una preziosa e curata letteratura scientifica. Basti
pensare che a riconoscere al cioccolato origini divine non
fu un poeta ma un botanico, Linneo, che nella metà del se-
colo classificò la pianta del cacao nel genere “Teobroma”,
appunto “cibo degli dei”. La pianta dal tronco sottile e dal
fogliame sfumato tra il rosso e il marrone viene studiata
e inserita in tanti trattati naturalistico-scientifici del tem-
po. Così rappresentata la troviamo anche nel preziosissi-
mo “A curious herbal” di Elisabeth Blackwell stampato a
Londra nel 1739, che giunse in Bertoliana dalla biblioteca
del botanico vicentino Antonio Turra.
È nell’Ottocento che la cioccolata si impone definiti-
vamente come bevanda sociale. Al
prezioso nettare celebrato come ca-
priccio, vizio e tentazione vengono
dedicati odi, ditirambi e poesie. E do-
po essere stato analizzato e sviscera-
to nei trattati medico-scientifici del
Settecento comincia a occupare fi-
nalmente anche le pagine dei libri di
gastronomia. Siamo nel 1825 quan-
do a Parigi Anthelme Brillat-Sava-
rin pubblica un’opera interamente
dedicata all’apologia dell’arte culi-
naria, “Fisiologia del gusto”, ricca
di aforismi e buone ricette. Ecco il
consiglio divertente e pieno di spi-
rito sul cioccolato: “Chiunque abbia
troppo accostato alle labbra il calice
della voluttà; chiunque abbia occu-
pato nel lavoro gran parte del tempo
destinato al sonno; chiunque, essen-
do uomo intelligente, si sente mo-
mentaneamente svanito; chiunque
non possa sopportare l’aria umida,
il tempo lungo, l’atmosfera pesante;
chiunque sia tormentato da un’idea
fissa che gli toglie la libertà di pen-
sare: tutti costoro si prendano un
buon mezzo litro di cioccolata am-
brata”.
Tutto quello
che avreste
voluto sapere
sul cioccolato...
Una passione... celebre
di Marta Malengo (recuperocatalogo10@bibliotecabertoliana.it)
rima con cibo. Di pa-
gine a riguardo ne
sono state scritte
all’infinito, di
esperimenti fatti a bizzef-
fe e interminabili sono le
liste delle più svariate vet-
tovaglie afrodisiache. Ep-
pure il cioccolato rimane
ancora imbattuto in quan-
to a delizia e piacere, in
grado di accontentare anche
i palati più esigenti. A testi-
monianza del successo di questo
prodotto derivato dal cacao vi sono schie-
re di personaggi celebri che dalle origini
ad oggi ne hanno decretato la straordina-
ria fortuna. In principio fu Papa Pio V, fa-
moso per la sua incrollabile rigidità, che
nel lontano 1569 suscitò uno vero e proprio
scandalo permettendo di consumare una
tazza di cioccolata calda al giorno anche
nei periodi di digiuno! D’altra parte, come
dargli torto?
Altra celeberrima fan era Maria Anto-
nietta, eccentrica e sfortunata regina fran-
cese, che fra i tanti vizi e le innumerevoli
frivole pretese aveva quello di viaggiare
sempre scortata dal proprio maitre choco-
mania per il cioccolato che di-
videva con l’amata regalan-
dole per conquistarla “dolci
e fiori, perchè capisca come
sia dolce e bello il mio amo-
re per lei”.
Si racconta poi che la
deliziosa bevanda vada
d’accordo anche coi musi-
cisti, tra i quali si annovera-
no Tchaikovsky e Strauss: ecco
svelato il mistero del loro genio
creativo.
Ma c’è anche chi il cioccolato lo gu-
sta soprattutto per i suoi poteri afrodisia-
ci. Fra i tanti, impossibile non citare uno
dei più grandi tombeur de femme italia-
ni: Gabriele D’Annunzio. Si narra infatti
che il Vate trangugiasse svariati ciocco-
latini fondenti prima di ogni rendez-vous
con l’amato bene del momento, imitando
l’altrettanto celebre Giacomo Casanova, il-
lustre consumatore del prelibato alimen-
to per i medesimi motivi. E ancora, celebri
cortigiane francesi quali Madame de Pom-
padur e Madame du Barry, le favorite di
re Luigi XV, non potevano fare a meno del
cioccolato, essenziale per rendere i loro in-
contri amorosi davvero regali. E sempre
in tema di corte, i cioccolatai tedeschi ave-
vano escogitato un curioso stratagemma
per ovviare al divieto di consumare alco-
lici: riempirne deliziose palline al ciocco-
lato, accontentando così le nobildonne mai
sazie di vizi.
Anche una personalità austera come
quella del cancelliere austriaco Metterni-
ch, notoriamente goloso, si lasciò cattu-
rare a tal punto da farsi fare dal proprio
pasticcere di corte una particolare torta al
cioccolato ancor’oggi famosa con il nome
di Sacher Torte, divenuta un vero e pro-
prio simbolo di Vienna, in grado di sedur-
re i palati tra i più raffinati come quello
della principessa Sissi.
Tanti ce ne sono stati ed altrettanti ce
ne saranno: un via vai di personaggi famo-
si e celebrità a testimonianza di una pas-
sione destinata a durare nel tempo. Un
sublime piacere che attraversa i sensi del
gusto, dell’olfatto, del tatto e che incarna
pienamente quella tentazione a cui deci-
…e non avete mai osato leggere:
Roald Dahl, La fabbrica di Cioccolato, Salani 1988
Joanne Harris, Chocolat, Garzanti 2001
Sveva Casati Modignani, Vaniglia e cioccolato,
Sperling & Kupfer 2000
Alexander McCall Smith, Amici, amanti, cioccolato,
Guanda 2006
Philippe Delerm, Pagine e cioccolato, Frassinelli 2006
Sarah-Kate Linch, Pane e cioccolato, Sperling & Kupfer 2005
Laura Esquivel, Dolce come il cioccolato, Garzanti 2002
Il cancelliere austriaco Metternich era noto per
la sua fama di goloso e gourmet raffinatissimo,
amante soprattutto delle lavorazioni al cioccolato.
Alla sua corte lavorava il giovane pasticciere
Sacher che inventava ogni sorta di torte senza
tuttavia suscitare nel suo padrone alcun tipo di
emozione. Finché un giorno pensò di creare
una torta al cioccolato leggera, morbida, non
stucchevole. Così nacque la Sacher Torte .
…e non avete mai osato guardare:
Grazie per la cioccolata, di Claude Chabrol (2000)
Come l’acqua per il cioccolato, di Alfonso Arau (1991)
Fragola e cioccolato, di Tomas Gutierrez Alea (1992)
Chocolat, di Lasse Hallstrom (2000)
Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, di Mel Stuart (1971)
(riproposto dal talento visionario di Tim Burton nel 2005)
Pane e cioccolata, di Franco Brusati (1973) con Nino Manfre-
di e Johnny Dorelli.
Bianca, di Nanni Moretti (1984) (come non ricordare la sce-
na del protagonista che emerge da un intero, enorme vaso
pieno di cioccolata?)
latier di fiducia. Il piacere sempre a porta-
ta di mano.
Fra gli artisti della parola scritta la me-
daglia del più grande amatore della cioc-
colata va a Voltaire. La leggenda narra
che il celebre scrittore ne consumasse cir-
ca una dozzina di tazze al giorno, giustifi-
candosi con il pretesto di combattere così
gli acciacchi della vecchiaia. Vero e pro-
prio anticipatore delle mille diverse scu-
se che tutti, prima o poi, hanno l’occasione
di sciorinare, chi per mancanza d’affetto,
chi per un improvviso calo di zuccheri…
celando l’unica verità: è troppo buono per
poter solo pensare di resistervi!
Lo scrittore francese Stendhal, poi, ne
era un ghiotto consumatore, specie quan-
do in uno dei suoi tanti viaggi giungeva in
Italia, a Padova in quel Caffè Pedrocchi da
lui tanto amato e di cui parlerà anche nella
Certosa di Parma. Rimanendo in Francia,
non si può non ricordare il celebre auto-
re Marcel Proust, che nella sua Recher-
che scrive: “ci veniva offerta una crema al
cioccolato fuggitiva e leggera…”. In Ger-
mania Goethe aveva una vera e propria
…e non avete mai osato mangiare:
Cioccolato e coccolatini, Idealibri 1985
Cioccolato, il cibo degli dei, Mondadori 1996
La vera storia del cioccolato, Archinto 1997
Murray Langham, Cioccolatoterapia, la nuova via ai segreti
del vostro più intimo io, Salani 2001 (della serie, dimmi che
cioccolato mangi, e ti dirò chi sei)
Richardson Paul, I piaceri del cioccolato. Il giro del mondo in
80 tavolette (senza dimenticare cioccolata in tazza, praline,
torte, budini…), Garzanti 2004
Sara Jayne-Stanes, Il grande libro del cioccolato. Storia, cu-
riosità, varietà e 150 appetitose ricette,
Newton & Compton 2000
Boccali e Silvestri, Infinito cioccolatare, Alieno 2000
samente è impossibile rinunciare. Il solo
mezzo per liberarsene, come direbbe Oscar
Wilde, è … cedervi.
Maria Antonietta, moglie del re di Francia Luigi XVI,
viaggiava sempre in compagnia del suo cioccolataio
personale.
A Venezia conosceva bene la cioccolata Giacomo
Casanova ( a sinistra ), grande sostenitore delle sue
qualità afrodisiache e che per questo ne faceva largo
uso.
25 Ottobre 2006
Q ui non c’è posto per chi non ama il cioccolato,
D a sempre, si sa, sensualità fa
73643843.026.png 73643843.027.png 73643843.028.png 73643843.029.png 73643843.001.png 73643843.002.png 73643843.003.png 73643843.004.png 73643843.005.png 73643843.006.png 73643843.007.png 73643843.008.png 73643843.009.png 73643843.010.png 73643843.011.png 73643843.012.png 73643843.013.png 73643843.014.png 73643843.015.png 73643843.016.png 73643843.017.png 73643843.018.png 73643843.019.png 73643843.020.png 73643843.021.png 73643843.022.png 73643843.023.png 73643843.024.png 73643843.025.png
 
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